La Cattedrale di Valencia




Che cos'è una Cattedrale ?

La Cattedrale è la chiesa madre della diocesi, dove il vescovo ha la sua sede e celebra i riti liturgici più importanti. In genere è un tempio ampio e molto bello, con una grande tradizione religiosa, artistica e culturale. Nella cattedrale ricevono sepoltura i vescovi ed altri personaggi eminenti della storia ecclesiastica o civile. Ancora oggi in molte città la cattedrale è l'edificio più significativo, la cui realizzazione ha richiesto uno sforzo collettivo a volte durato più secoli.

La Cattedrale di Valencia, meglio nota tra i Valenziani come “La Seu” (La Sede), si erge sul terreno dell'antica chiesa episcopale romano-visigota del secolo VI, su cui in seguito i Mussulmani edificarono la loro Moschea Maggiore di “Balansya” (nome della regione valenziana durante la dominazione mussulmana).
Nel 1262 il vescovo Andreu de Albalat pose la prima pietra dell'attuale Cattedrale, la cui costruzione si prolungò fino al XVII secolo, presentando pertanto diversi stili architettonici: romanico (sec XIII), gotico (sec XIV- XV), rinascimentale (secoli XV-XVI), barocco (sec XVII) e neoclassico (sec XVIII).
Questa eterogeneità è facilmente rilevabile all'esterno, soprattutto attraverso i tre portali.


Esterno della Cattedrale di Valencia


Nella Plaza de la Almoina (parola che in valenciano significa “elemosina”, infatti in questa piazza esisteva un edificio con la funzione di sussidio per i bisognosi della città), si apre la Puerta de l'Almoina o del Palau (per la sua vicinanza al “Palau”, il Palazzo Arcivescovile), la porta più antica della Cattedrale, della fine del XIII secolo.


In tardo stile romanico con influenza mudèjar (stile artistico ispano-mussulmano tipico di Lerida, importante città catalana), questa porta ha una rilevante somiglianza con quella della Cattedrale di Lerida del 1220.
Presenta un arco a tutto sesto (o medio punto) e gli archivolti dalla ricca decorazione mudèjar appoggiano sopra esili colonne con capitelli figurati che rappresentano scene dell'Antico Testamento, dalla Creazione (Genesi) nella parte sinistra, fino a Mosé (Esodo) a destra. Peculiare il tettuccio poggiante su quattordici mensole a forma di testa umana che simboleggiano i matrimoni contratti, secondo la leggenda, tra i soldati di Giacomo I (Jaime I, re aragonese che riconquistò la città di Valencia il 9 Ottobre del 1238) e settecento fanciulle di Lerida, che il monarca portò con sé per ripopolare la nuova città cristiana.


Sotto queste teste si conserva ancora l'iscrizione con i nomi delle sette coppie più importanti che contribuirono alla ripopolazione cristiana:



(In valenciano)    (In castigliano)

En Pere am [b] Na Maria, sa muller    /   Don Pedro con Doña Maria, su mujer
En Guillem am [b] Na Berenguera, sa muller    /   Don Guillermo con Doña Berenguera, su mujer
En Ramon am [b] Na Dolça, sa muller    /   Don Ramón con Doña Dolça, su mujer
En Francesc am [b] Na Ramona, sa muller    /    Don Francisco con Doña Ramona, su mujer
En Bernat am [b] Na Floreta, sa muller    /   Don Bernardo con Doña Floreta, su mujer
En Bertran am [b] Na Berenguera, sa muller    /    Don Bertrán con Doña Berenguera, su mujer
En Doménec am [b] Na Ramona, sa muller    /   Don Doménec con Doña Ramona, su mujer

Cappella di San Giorgio
Se camminiamo lasciando la Porta de l'Almoina e tenendo il perimetro della Cattedrale alla nostra sinistra, incontriamo una piccola Cappella dedicata a San Giorgio. Secondo le cronache storiche, il 9 Ottobre del 1238, appena riconquistata la città di Valencia, il re aragonese Giacomo I si diresse verso quella che allora era la Moschea Maggiore e fece celebrare la prima messa cristiana nel luogo dove oggi si trova questa cappella, addossata alla parte esterna dell'abside.
All'interno della Cappella, sopra un altare, c'è un retablo gotico (il “retablo” è una grande pala d'altare a più scomparti con incorniciatura architettonica elaborata), con una pittura che rappresenta “San Giorgio alla battaglia del Puig” (1237), una battaglia decisiva per la riconquista della città di Valencia.

 

 

Obra Nova”   

Superando la Cappella di San Giorgio e mantenendo sempre la Cattedrale alla nostra sinistra, incontriamo un passaggio del 1660 che unisce la Cattedrale alla Basilica della “Virgen de los Desamparados” (Vergine degli Abbandonati). Una volta attraversato questo passaggio, inizia la “Obra Nova”, una tribuna in stile rinascimentale che si affaccia sull' attuale “Plaza de la Virgen”, storicamente chiamata “Plaza de la Seu”. Questa tribuna, che consta di tre piani con una serie di archi aperti, fu costruita per favorire una visione più agevole di spettacoli pubblici come processioni o esecuzioni di canonici, e per questo viene anche chiamata “llotgeta dels canonges” (loggetta dei canonici). La sua costruzione, sotto la direzione dell' architetto Miquel Porcar, risale al 1556.

In uno dei restauri della Cattedrale, nella seconda metà del secolo XX, fu eliminato il tetto dei balconi con le colonne, conferendo alla tribuna una maggiore visibilità, come una specie di teatro romano addossato alla Cattedrale. In tal modo da Plaza de la Virgen si può apprezzare meglio anche il tiburio della chiesa.

Foto Antica

Foto Attuale


Sulla Plaza della Virgen (cuore nevralgico del quartiere storico) si apre la  
Puerta de los Apostoles (Porta degli Apostoli)

così chiamata perchè ai suoi lati sono rappresentati i discepoli di Cristo; le statue che affiancano la porta sono delle riproduzioni, mentre le sculture originali si trovano all'interno della Cattedrale, protette in una piccola cappella che precede l'entrata alla Cappella del Santo Calice.
Questa porta in stile gotico con classico arco ogivale (o a sesto acuto), risalente alla prima metà del XIV secolo, viene attribuita al maestro Nicola di Ancona. Sopra la porta spicca un grande rosone di 6,5 m di diametro che mostra il tracciato della Stella di Davide (o Sigillo di Salomone) con una piccola croce al centro; il rosone è stato quasi totalmente ricostruito negli anni 60 a causa di un evidente disgregamento della pietra originale. La stella a sei punte ha molteplici significati ed è difficile giustificare il suo inserimento in un tempio cattolico; potrebbe simboleggiare, unitamente alla croce, la vecchia e la nuova alleanza, anche se alcuni storici riferiscono che, in mancanza di fondi per la costruzione della porta, i Valenziani chiesero il denaro ad usurai ebrei che accettarono solo a condizione che la stella di Davide dovesse figurare nel rosone principale della chiesa.

Nel timpano (spazio racchiuso nella cornice sovrastante il portale) è rappresentata la Vergine Maria circondata da angeli musici. Interessante scoprire sulla cornice della porta, insieme ai diversi scudi araldici del regno di Aragona e a quello della famiglia Borgia, il primo scudo della città di Valencia, che rappresenta una città fortificata sopra le onde del fiume Turia.


Sotto le arcate della Porta degli Apostoli, ogni giovedì a mezzogiorno, si riuniscono i giudici del famoso Tribunale de las Aguas, senza dubbio l'istituzione giuridica più antica d'Europa, visto che le sue prime sedute risalgono alla fine del IX secolo. Questo Tribunale dirime i litigi sorti per l'uso dell'acqua d'irrigazione della fertile pianura di Valencia. Le controversie vengono trattate per direttissima, con una procedura esclusivamente verbale e in lingua valenziana; le sentenze emesse sono esecutive e inappellabili.

Infine, nella Plaza de la Reina, si apre la Puerta de los Hierros, chiamata così per la cancellata in ferro battuto che chiude il sagrato. 

È l' ingresso principale della Cattedrale e venne progettato e costruito nel 1703 dall'architetto tedesco Konrad Rudolft, che seguì i modelli barocchi italiani del XVII secolo, soprattutto il Bernini. La sua realizzazione costituì un precedente stilistico, rompendo del tutto con la tradizione spagnola delle facciate piatte.
La sua forma concava e la posizione deviata sono dovute al fatto che in passato si trovava chiusa da una strada stretta, oggi non più esistente.L'apertura della Plaza della Reina ha permesso in seguito una buona visione della facciata principale con le belle sculture dei valenziani Francisco e Ignazio Vergara e della Torre del Miguelete.








Torre del Miguelete

Vero e proprio simbolo della città, la Torre del Miguelete venne eretta come torre campanaria della Cattedrale; in origine era separata dalla chiesa, alla quale fu unita solo alla fine del secolo XV, quando l'architetto valenziano Pere Compte prolungò la Cattedrale per incorporare il nuovo campanile. Per molti secoli fu chiamata “Campanar Nuevo” per differenziarla dal “Campanar Viejo”, un campanile romanico a pianta quadrata situato nella calle della Barchilla, di cui oggi rimangono scarsi resti murari.




La Torre è tutta in pietra, ha una forma di prisma ottagonale ed è composta da quattro corpi sovrapposti che raggiungono i 51 metri di altezza fino alla terrazza, la stessa misura del perimetro della sua base.
Il primo piano è in pietra massiccia, il secondo ospitò le antiche prigioni e il terzo è l'abitazione del campanaro. Nel piano superiore c'è la sala delle campane con 8 finestroni, 7 dei quali occupati dalle campane (la maggior parte con epigrafi gotiche), mentre l'ottavo illumina una parte della scala a chiocciola interna; quest'ultima, con un totale di 207 gradini in pietra, consente di accedere alla terrazza da cui sorge il campanile a ventola e dalla quale si può godere un ampio panorama della città.
La Torre venne iniziata nel 1376 da Andreu Juliá, che trasse ispirazione dalla Torre Campanaria di Lerida, ma venne continuata da Josep Franch e nel 1414 da Pere Balaguer, che arricchì l'ultimo corpo con ornamenti gotici di forma geometrica (gotico levantino). Più tardi, nel XVII secolo, si aggiunse il campanile a ventola in stile barocco, aumentando così l'altezza di dieci metri.
Nel 1418, il 29 settembre festa di San Michele, venne benedetta la campana maggiore e per questa ragione la Torre è nota con il nome, al diminutivo, di quest'arcangelo, Miguelete, che in valenziano diventa “Miquelet”, trasformato poi con il tempo in “Micalet”.


Il mistero del Miguelete


Osservando il monumento ottagonale dalla “Plaza de la Reina” si nota giusto al centro un'interessante finestra o fenditura  che dà su una sala interna, anch'essa con perimetro ottagonale, caratterizzata da spessi muri di pietra e un soffitto a volte gotiche; definita come “sala delle prigioni”, in realtà veniva utilizzata in passato come rifugio, o meglio nascondiglio, per quelle persone che, sfuggite alla giustizia, ottenevano dalla Chiesa il diritto di asilo e d'immunità in luogo sacro.
La curiosità di questa sala è che, dal momento della sua costruzione, s'illumina con un fascio di luce una sola volta all'anno, il giorno dell'Assunzione della Vergine Maria, ogni 15 di Agosto e sempre intorno alle 10:15.
La Chiesa Cattolica celebra questa festa in onore della Madonna, precisamente a partire dal VI secolo in Oriente, mentre a Roma dal VII secolo, quando si stabilì come festività dell'Assunzione della Vergine Maria la data del 15 Agosto.






Interno della Cattedrale

La Cattedrale di Valencia è una chiesa a tre navate con pianta a croce latina sovrastata all'incrocio da un luminoso tiburio di 40 metri di altezza e con la cappella maggiore circondata da navate. 



A differenza delle cattedrali gotiche europee, l'altezza delle navate è ridotta, infatti la navata centrale misura solo 16 metri, però è una delle cattedrali più ampie e con un'ottima acustica di tutta la Spagna.
La costruzione del campanile “Micalet” e del tiburio, come anche della Porta degli Apostoli e della Sala Capitolare (convertita nel 1916 nella Capella del Santo Calice) risale al secolo XIV.
Nel 1472, i pittori italiani Francesco Pagano e Paolo da San Leocadio diedero un'impronta del primo Rinascimento alla decorazione della chiesa cattedralizia e, posteriormente, “los Hernandos” dipinsero il Retablo Maggiore. Inoltre, nel XVIII secolo, l'architetto valenziano Antonio Gilabert ricoprì con elementi ornamentali di carattere neoclassico la maggior parte dell'interno della Cattedrale.
Dopo la Guerra Civile, nel 1943, si posizionò l'altare maggiore nella zona centrale della chiesa, precisamente all'incrocio della pianta, e il coro con la cattedra arcivescovile nell'abside e, dal 1970 al 1982, si procedette alla scoperta e alla restaurazione dell'architettura gotica originale.


Cappella di San Sebastián


Una volta entrati dalla porta principale, la “Puerta de los Hierros”, subito sulla destra troviamo la cappella di San Sebastián, in stile neoclassico, XVIII secolo, degli architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez. Sopra l'altare di questa cappella si trova una delle pitture più importanti della Cattedrale, un meraviglioso quadro ad olio rappresentante il martirio di San Sebastián, del pittore barocco spagnolo Pedro de Orrente (1580-1645). Questo quadro evidenzia uno stile di scuola caravaggesca.





 Cappella di San Michele Arcangelo







Subito dopo la cappella di San Sebastián ci troviamo davanti ad un piccolo e meraviglioso corridoio gotico del XV secolo costruito dall'architetto valenziano Pere Compte, che porta alla cappella più importante della Cattedrale, la Cappella del Santo Calice.





La Cappella del Santo Calice
 



La Cappella più importante della Cattedrale anticamente era la Sala Capitolare, cioè la sala dove si riuniva il Capitolo (il vescovo con i suoi prelati) per discutere e risolvere problemi di natura religiosa o amministrativa; questa sala dal 1916 accoglie, protegge e allo stesso tempo espone ai visitatori la reliquia per eccellenza: Il Santo Calice”, donato alla Cattedrale di Valencia dal re Alfonso V il Magnanimo nella prima metà del '400.
Questa cappella ha una pianta quadrata di 13 metri di lato e un' altezza di 16 metri; la sua meravigliosa architettura gotica, opera del valenziano Pere Balaguer, è del XIV secolo e si nota soprattutto nell'incredibile cupola con le volte a forma di stella.



Sulle mura sono appese le catene che chiudevano il Porto di Marsiglia, un altro dono del re Alfonso V il Magnanimo a ricordo della città conquistata durante la sua espansione nel Mediterraneo.
Il meraviglioso altare con i rilievi di alabastro del XV secolo, che incornicia il Santo Calice, è opera dell'artista italiano Giuliano Poggibonsi, chiamato Giuliano il Fiorentino, discepolo di Lorenzo Ghiberti, l'autore della Porta del Paradiso del Battistero di Firenze. I rilievi principali rappresentano sei momenti del Vecchio Testamento, nelle scene inferiori, e sei del Nuovo Testamento, in quelle superiori.






Cappelle della Navata laterale destra

Una volta visitata la Cappella del Santo Calice, dedichiamo la nostra attenzione alle cappelle più importanti della Cattedrale, che si trovano principalmente nella navata laterale destra:



Cappella di San Pietro Apostolo 


Stile barocco (XVII - XVIII secolo), costruita tra il 1696 e il 1703 dall'architetto Juan Perez Castiel, autore anche della decorazione della Cappella Maggiore (il lampadario di vetro di Murano infatti si trovava nella Cappella Maggiore). Le sei grandi pitture che coprono lo spazio della cappella, opera di Nicolás Falcó, un pittore del XVI secolo, rappresentano i momenti principali della vita della Vergine Maria e un tempo formavano le porte di chiusura dell'organo rinascimentale della cattedrale; la cancellata verde d'accesso in ferro battuto è originale del XV secolo.
In questa cappella, di dimensioni più grandi rispetto alle altre cappelle della Cattedrale, si celebrano i battesimi.










Cappella di San Francesco Borgia

Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez, autori della copertura neoclassica della maggior parte delle cappelle della Cattedrale.
Questa cappella è dedicata a Francesco Borgia (Gandía 1510 - Roma 1572), Duca di Gandía, della famiglia dei Papi valenziani Callisto III (Alfonso Borgia) e Alessandro VI (Rodrigo Borgia), quest'ultimo uno dei papi più importanti per il Regno di Valencia e più discussi della storia.
Sopra l'altare maggiore un olio del XVIII secolo ritrae Francesco Borgia davanti al cadavere della imperatrice Isabella; però i quadri che rendono questa cappella una delle più importanti della cattedrale sono i due magnifici olii appesi alle pareti laterali, tutti e due dipinti nel 1788 da uno dei più famosi pittori spagnoli, Francisco de Goya, semplicemente conosciuto come “Goya”. Il quadro sulla sinistra ritrae San Francesco Borgia che saluta la famiglia mentre abbandona il Palazzo Ducale per entrare nella Compagnia del Gesù; quello sulla destra rappresenta San Francesco Borgia, già sacerdote gesuita, durante un esorcismo.






Cappella di San Giuseppe


Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez. Sopra l'altare della cappella c'è una statua in legno policromo rappresentante San Giuseppe, uno dei patroni della città di Valencia, la cui festa si celebra il 19 marzo in concomitanza con “La Cremá”, la giornata di chiusura de “Las Fallas” dal 15 al 19 marzo, la Festa più importante della città.



Cappella di San Tommaso di Villanueva 

Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez. Questa cappella è dedicata a San Tommaso di Villanueva, predicatore, scrittore e religioso agostiniano. Fu arcivescovo di Valencia, dove morì nel 1555. La sua festa si celebra il 10 ottobre.
Sopra l'altare centrale sono poste una statua reliquario con il cranio di S. Tommaso e un'urna con le sue ossa.

 Sul pavimento c'è la lapide della prima sepoltura del santo e tra le altre tombe vale la pena citare quella di Perez Bayer (1711-1794), personaggio importante della storia valenziana, il quale, amico personale del re Carlo III, aprì le porte della corte reale ai Valenziani.





Uscita dalla Porta de la Almoina  

Con la Cappella di San Tommaso di Villanueva arriviamo al transetto (zona architettonica che interseca trasversalmente la navata centrale all'altezza del presbiterio e corrisponde al braccio più corto della croce latina) e girando sulla destra troviamo l'uscita dalla Porta de la Almoina. Sopra la porta c'è una vetrata commemorativa del 700º aniversario della posa della prima pietra della Cattedrale.  Sulle due punte più alte della vetrata si trovano rappresentati gli scudi della famiglia del vescovo Andrés de Albalat (1262), che pose la prima pietra della Cattedrale, e della famiglia dell'arcivescovo Olaechea, che nel 1962 fece costruire la vetrata; sotto ritornano le coppie legate alla storia della ripopolazione cristiana della città di Valencia.
L'uscita della Porta de la Almoina è preceduta da quattro importanti cappelle, situate due a destra e due a sinistra.
Sulla destra ci sono:


 
Cappella di San Domenico


Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez.
Santo Domingo de Guzmán (Burgos 1170 - Bologna 1221) fondatore dell'ordine dei Domenicani, frati Predicatori che dedicano la loro opera principalmente alla difusione e alla difesa della fede cattolica. La sua festa ricorre l'8 agosto.


Cappella della Beata Josefa Naval Girbés

Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez.
Josefa Naval Girbés, nata nel 1820 ad Algamesi, nel territorio di Valencia, ed ivi morta nel 1893, pur essendo una laica, fu considerata “monaca di casa”, perché condusse una vita integerrima, pregando con grande fervore ed aiutando il prossimo senza mai risparmiarsi. Si dedicò soprattutto alla formazione morale e spirituale delle giovani donne. È beata dal 1988.
 
Sul pavimento di questa cappella si trova la pietra tombale di Ausias March (Gandía 1397 - Valencia 1459), importante poeta valenziano del XV secolo, le cui poesie furono tradotte in diverse lingue. La lapide fu collocata nella cappella nel 1950 dall'associazione “Lo Rat Penat” e dal Comune di Valencia a ricordo e riconoscimento di questo poeta, il cui corpo in realtà si trova sepolto in un posto sconosciuto della Cattedrale. Sulla lapide c'è un'iscrizione tratta da uno dei suoi poemi in valenziano, che dice:  

Yo soc aquest qui en la mort delit prenc, puix que no tolc la causa perquè em ve. 

(Yo soy este quien disfruto de la muerte, porque no rehúyo la causa por la que me viene).
(Io sono colui che gode della morte, perchè non sfuggo alla causa per la quale mi viene).


Sulla sinistra:

Cappella di Sant'Agostino

Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez.
Sant'Agostino (nato e morto in due località nordafricane: Tagaste 354 - Hippona 430) è stato un filosofo, vescovo e teologo romano; detto anche “Doctor Gratiae (Dottore della Grazia), è considerato il massimo pensatore cristiano del primo millennio.
Sul pavimento di questa cappella si trova anche la tomba dell'erudito valenziano Gregorio Mayans (Oliva 1699 - Valencia 1781), uno degli uomini più rappresentativi dell'Illuminismo spagnolo del XVIII secolo; amico di Perez Bayer, fu cattedratico di Valencia e direttore della Biblioteca Reale.


Cappella di San Pascual Bailón

Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez.
San Pascual Bailón, Santo della Comunidad Valenciana, nato nel 1540 e morto nel 1592, è un religioso spagnolo dell'Ordine dei Frati Minori Alcantarini; l'Eucarestia fu il centro della sua vita spirituale. Fu proclamato santo nel 1690 da Papa Alessandro VIII.





Sacrestia maggiore

Prima delle cappelle dell'Abside, uno stretto passaggio sulla destra porta alla Sacrestia maggiore, una meravigliosa sala, chiusa al pubblico, a pianta quadrata con cupola ottagonale. In una delle pareti, ad un'altezza inaccessibile e senza scala, si trova l'antico “reconditorio”,una camera segreta decorata con pitture di stile gotico lineare (del 1300) che rappresentano scene della vita di Cristo. Da questo luogo, dove si proteggevano le reliquie più importanti,veniva azionato il meccanismo della porta elevatoia, che isolava la sacrestia nei momenti di pericolo.



 
Attuale Sala Capitolare

Proseguendo, sempre dietro all'Abside, rimanendo in una zona non visibile al pubblico, c'è l'attuale Sala Capitolare di stile neoclassico; questo ambiente, inaugurato nel 1827, è destinato alle riunioni del Capitolo, che precedentemente si tenevano nell'antica sala capitolare gotica, divenuta nel 1916 la Cappella del Santo Calice.

Cappella delle Reliquie 

In fondo all'Aula Capitolare si trova la Cappella delle Reliquie, di forma semicircolare, con tre grandi armadi che contengono tutte le reliquie della Cattedrale. Sulle porte degli armadi sono rappresentate, ad opera del pittore Miguel Parra, scene dei momenti della consegna delle reliquie: la Santa Spina da parte di San Luigi di Francia, il Santo Calice (custodito nell'armadio centrale fino al 1916) e il resto delle reliquie della casa di Aragón da parte di Alfonso V il Magnanimo.


Il Tiburio

Ad illuminare l'incrocio tra la navata centrale ed il transetto, dove attualmente si trova l'altare maggiore, c'è il tiburio, una delle opere architettoniche più importanti della “Seu”, soprattutto per la sua audace altezza di 40 metri.



La parte bassa di quest' opera, in stile gotico del XIV secolo, è di autore sconosciuto, mentre la parte alta, del XV secolo, è dell'architetto e scultore valenziano Martí Llobet.

La struttura del tiburio è costituita da una cupola sopra trombe che permettono il passaggio da pianta quadrata a pianta ottagonale; le finestre, chiuse da una sottile pietra traslucida di alabastro, illuminano il cuore della Cattedrale con una meravigliosa luce dorata.
Da notare, sotto le trombe del tiburio, le statue in gesso del XVIII sec. dei quattro evangelisti con i loro attributi identificativi: San Luca rappresentato con il toro, San Giovanni con l'aquila, San Matteo con l'angelo e San Marco con il leone.


La Cappella Maggiore



Costruita in stile gotico nel secolo XIII, fu decorata in stile barocco durante il secolo XVII dal valenziano Juan Pérez Castiel.
É rivestita di preziosi marmi, rilievi e sculture dorate. I rilievi marmorei furono realizzati a Genova nel 1687.
Le sedie del coro e la cattedra dell'arcivesco, in legno di noce, sono di stile rinascimentale.
L'altare maggiore, che si trovava in fondo all'abside, fu spostato nel 1943 al centro dell'incrocio tra il transetto e la navata centrale.
Nella cupola dell'abside spiccano gli affreschi con i dodici angeli musici, opera degli artisti italiani Paolo da San Leocadio e Francesco Pagano di Napoli. Sono le prime pitture del Rinascimento in Spagna, iniziate nell'anno 1472 su commissione dell'allora Vescovo di Valencia Rodrigo Borgia, poi Papa Alessandro VI. Questi pittori decorarono tutta l'abside gotica, però la loro opera fu distrutta dalla successiva decorazione barocca del secolo XVII; si salvarono solo gli angeli rappresentati mentre celebrano l'assunzione della Vergine Maria in cielo, il mistero cui è dedicata la Cattedrale. La decorazione barocca della cupola che copriva questi meravigliosi affreschi fu eliminata e le pitture sottostanti restaurate tra il 2003 e il 2006.


Il Retablo Maggiore 

 
Lo spazio centrale della Cappella Maggiore è occupato da un meraviglioso retablo, un'opera maestra del XVI secolo. Le 12 pitture ad olio e tempera che ricoprono le due imponenti ante, completate nel 1510, sono opera di Fernando de los Llanos e Fernando Yañez de la Almedina, due grandi pittori spagnoli che imitano lo stile di Leonardo da Vinci e di altri autori del Rinascimento italiano.

All'esterno dell'anta sinistra, dall'alto verso il basso troviamo: “L'adorazione dei pastori”, “L'adorazione dei Re Magi” e “La resurrezione”.
All'esterno dell'anta destra troviamo: “L'ascensione del Signore al cielo”, “La discesa dello Spirito Santo” e “La morte e assunzione al cielo della Vergine Maria”.

All'interno dell'anta sinistra troviamo: “L'incontro di San Giovacchino e Sant'Anna (genitori della Vergine Maria), “La nascita della Vergine Maria” e “La presentazione della Vergine Maria al tempio”.
All'interno dell'anta destra troviamo: “La visita di Maria a Santa Elisabetta”, “La presentazione del bambino Gesù al tempio” e “La fuga in Egitto”.
Dentro il Retablo Maggiore si trova una statua della Vergine Maria, in legno policromo, dello scultore valenziano Ignacio Vergara (XVIII secolo), proveniente (1847) dal Monastero certosino di PortaCoeli.


Pulpito di San Vicente Ferrer

Alla sinistra della Cappella Maggiore, si può ammirare un pulpito di stile gotico (XIV secolo).  Viene definito “Pulpito di San Vicente Ferrer”, per il fatto che questo Santo, Patrono della Comunidad Valenziana, lo utilizzò per parlare al popolo valenziano in alcune occasioni in cui predicó nella Cattedrale.

San Vicente Ferrer nacque a Valencia nel 1350, fu un attivo membro dell'Ordine dei Domenicani, insegnò Filosofia e Teologia nell'antica Aula Capitolare, ora Capella del Santo Calice.
Come predicatore percorse molte regioni della Spagna e d'Europa, difendendo la fede cristiana e l'unità della Chiesa. Morì il 5 aprile del 1419 a Vannes (Francia) dove si conservano le sue reliquie.
La sua festa si celebra il lunedì dopo la seconda domenica di Pasqua.
Sopra al Pulpito un olio su tavola rappresenta San Vicente Ferrer (opera di Adolfo Ferrer – 1982).



Cappella della Resurrezione


Questa meravigliosa cappella si trova giusto dietro la Cappella Maggiore; il portico del 1510, scolpito in alabastro, ripropone i disegni rinascimentali di Yañez de la Almedina.
All'interno della cappella possiamo osservare un altorilievo, sempre in alabastro, rappresentante la “Resurrezione del Signore” e in primo piano un reliquario contenente il braccio mummificato di San Vicente Martir.


San Vicente fu diacono del vescovo di Zaragoza, San Valerio. Durante la persecuzione cristiana dell'imperatore Diocleziano, i due, San Vicente e San Valerio, furono catturati e portati a Valencia, dove Vicente nell'anno 304 d.C. fu torturato fino alla morte. Il ricordo del suo martirio si diffuse rapidamente tra i cristiani, facendo di lui il Santo più rappresentativo di Spagna.
Nell'anno 1104, il vescovo di Valencia andò in pellegrinaggio in Terra Santa e portò con sé la reliquia del santo (il braccio). Sulla strada del ritorno morì repentinamente a Bari, e da qui la reliquia passò di mano in mano fino ad arrivare in possesso della famiglia di Pietro Zampieri, di Vigonovo (Venezia), il quale nel 1970 la donò alla Cattedrale di Valencia insieme al reliquario di bronzo in stile veneziano.
San Vicente Martir è patrono della città di Valencia e la sua festa si celebra il 22 gennaio.


La “Verge de la Cadira” (in valenziano)

Dietro la Cappella Maggiore, di fronte alla Cappella della Resurrezione, troviamo una bellissima scultura a grandezza naturale, di alabastro policromo, in stile gotico, XV secolo, autore Joan de Castellnovo. La statua rappresenta la Vergine seduta (“Virgen de la silla”) con in braccio Gesù bambino. Questa scultura è molto amata dai Valenziani, inoltre da molto tempo, nella città di Valencia, si tramanda una curiosa tradizione: le donne incinte dapprima recitano una preghiera speciale alla Vergine seduta per avere un parto fortunato, quindi fanno nove giri completi all'interno della Cattedrale, a significare i nove mesi di gestazione.




Le Cappelle dell'Abside 

 
Nell' Abside della Cattedrale troviamo otto cappelle. Procedendo da destra verso sinistra:

 
Cappella della Vergine del Rosario

Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez.







Cappella della Vergine del Puig


Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez.
Il “Puig” è una collina a nord di Valencia dove l'esercito cristiano di Giacomo I nel 1237 vinse una battaglia decisiva contro i Mussulmani per la riconquista della città di Valencia. La Vergine del Puig fu considerata per diversi secoli la patrona del Regno di Valencia. In questa località si trova il meraviglioso Monastero di Santa Maria del Puig, fondato dal re Giacomo I nel 1240.



Cappella di San Raffaele Arcangelo

Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez.
Al centro del retablo possiamo osservare la statua di San Raffaele accompagnato dal giovane Tobia. San Raffaele è uno dei quattro arcangeli insieme a S.Michele, S.Gabriele e S.Uriele. Il suo nome in ebraico significa “Medicina di Dio”.
Nel libro di Tobia (Antico Testamento) si racconta come quest' Arcangelo aiutò il giovane Tobia, facendogli pescare un pesce con la cui pelle curò la cecità del padre.
La sua festa si celebra il 29 settembre, insieme a San Michele e San Gabriele.


Cappella del Cristo della Buona Morte


Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez.
Il Cristo crocifisso, in legno policromo, attribuito all'artista Juan Muñoz, è una delle sculture barocche (XVII secolo) più importanti dell'interno della Cattedrale.
Sulla parete sinistra di questa cappella troviamo il sepolcro del vescovo domenicano di Valencia Andrés de Albalat che nel 1262 pose la prima pietra della Cattedrale. Morì a Viterbo (Italia) e sopra il sepolcro si trovano dipinti la sua immagine e il simbolo araldico della famiglia Albalat.


Cappella di San Giacomo Apostolo

Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez.
Come narrano i vangeli, San Giacomo (San Jaime o anche detto Santiago) e San Giovanni, pescatori, figli di Zebedeo, vennero chiamati da Gesù mentre pescavano sulle coste del lago di Tiberiade. San Giacomo fu il primo apostolo a morire come martire di Cristo, a Gerusalemme. Secondo la tradizione, predicò il Vangelo in tutta la Spagna e, dopo il martirio, i discepoli portarono il corpo in Galizia, dove il suo sepolcro è venerato nella città di Santiago di Compostela, meta del Cammino di Santiago, uno dei percorsi più battuti dai pellegrini cristiani.
La sua festa si celebra il 25 luglio e, quando questa data cade di domenica, è l'Anno Santo Giacobeo.
Sulla parete sinistra della cappella si trova un arredo scultoreo del sepolcro del vescovo Andrés de Albalat, sito nella cappella vicina.
Sulla parete destra, il sepolcro del primogenito del Re Giacomo I “El Conquistador”, Alfonso de Aragona e di sua madre, coperto dalle armi reali del Regno di Aragona.


Cappella della Vergine del Pilar

Stile gotico (XIII secolo), architetto Arnau Vidal, primo maestro d'opera della Cattedrale.
Secondo la tradizione, all'apostolo San Giacomo, durante la sua missione di evangelizzazione in Spagna, sulle sponde del fiume Ebro, apparve sopra un “pilar” la Vergine Maria, che lo incoraggió nel suo apostolato. Il pilastro o colonna, ricordo dell'apparizione, attualmente è conservato e venerato nella Basilica di “Nuestra Señora del Pilar” a Zaragoza.
Il giorno della festa della Vergine del Pilar, il 12 ottobre, coincide con il giorno della scoperta dell'America, festa nazionale, e per questo la Virgen del Pilar, oltre ad essere patrona di Zaragoza, è anche patrona della “Hispanidad”.



Cappella di San Giacinto Castañeda

Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez.
San Giacinto Maria Castañeda, nato a Xativa intorno alla metà del XVIII secolo, dell'Ordine dei Domenicani, predicò il vangelo in Cina dove fu catturato, inprigionato e martirizzato all'età di trent'anni. Venne santificato da Papa Giovanni Paolo II, il 19 giugno del 1988. Sotto l'altare della cappella, si trova un'urna contenente le reliquie del santo.



Cappella di San Dionisio e Santa Margherita

Stile gotico (XIII secolo), architetto Arnau Vidal (primo maestro d'opera della Cattedrale).
Il retablo principale di questa cappella, rappresentante San Dionisio e Santa Margherita, è un olio e tempera su tavola di Vicente Macip, della fine del XV secolo.
San Dionisio fu il primo vescovo di Parigi, nel III secolo; la sua festa si celebra il 9 Ottobre, in concomitanza con l' entrata a Valencia di Giacomo I “El Conquistador”.
Santa Margherita, vergine e martire del III secolo; la sua festa si celebra il 20 luglio.


Uscita dalla Porta degli Apostoli





Dopo aver visitato tutte le cappelle dell'abside, si arriva all'uscita dalla Porta degli apostoli (porta gotica), preceduta da quattro cappelle di stile neoclassico:


 


Cappella del Beato Gaspar Bono (Beato valenciano) 









 


Cappella di Santa Catalina (vergine e martire di
Alessandria d'Egitto, decapitata nell'anno 307)






 



Cappella di Sant'Antonio (nato a Lisbona nel 1195 e morto a Padova il 13 giugno del 1231; dell'Ordine dei Francescani,
fu teologo e missionario in Francia e in Italia);





 

Cappella di San Francesco (nato ad Assisi nel 1182, rinunciò al suo patrimonio e alla sua famiglia, sposando la Povertà, e si dedicò completamente a Dio. Fondatore dell'Ordine dei Francescani, iniziò la tradizione del Presepe e influenzò la vita religiosa e culturale del Basso Medioevo. Morì nella città di Assisi nell'anno 1226; la sua festa si celebra il 4 Ottobre)





Cappelle della Navata laterale sinistra:
Tutte le cappelle della navata laterale sinistra sono di stile neoclassico:





Cappella dell'Immacolata Concezione













Cappella di San Vicente Ferrer (1350-1419, Patrono della Comunidad Valenciana)





Cappella di San Luis (figlio del re Carlo II di Napoli, nato in Francia nel 1274, dell'Ordine dei Francescani, fu vescovo di Toulouse; morì a Marsiglia nel 1297, all'età di 23 anni. Quando Alfonso V il Magnanimo conquistò e saccheggiò Marsiglia, nel 1417, porto con sé i resti di questo santo, presenti nel reliquiario della cappella, e le catene del porto di Marsiglia, che si trovano nella Cappella del Santo Calice. La sua festa si celebra il 19 agosto)



 


Cappella di San Vicente Martir (morto nel 304 d.C.; Patrono di Valencia)











Cappella della Santissima Trinità


Chiudiamo la visita con la Cappella della Santissima Trinità, a lato della Puerta de los Hierros, la porta principale della Cattedrale. La cappella è in stile gotico, del XV secolo, ed è stata costruita dagli architetti valenziani Francesc Baldomar e Pere Compte.
Il quadro ad olio esposto in questa cappella rappresenta la Santissima Trinità, il mistero principale della fede dei Cristiani, i quali credono che in un solo Dio esistono tre persone: il Padre, creatore del mondo, il Figlio, artefice della redenzione, e lo Spirito Santo inviato per la santificazione dell'umanità.


Guido Boni

2 commenti:

  1. Un sentito ringraziamento per le preziose ed interessanti notizie

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  2. Spero le farà piacere ricevere la mia sincera gratitudine per la scrupolosità e professionalità su questo magnifico commento.

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