La Cattedrale è la chiesa
madre della diocesi, dove il vescovo ha la sua sede e celebra i riti
liturgici più importanti. In genere è un tempio ampio e molto
bello, con una grande tradizione religiosa, artistica e culturale.
Nella cattedrale ricevono sepoltura i vescovi ed altri personaggi
eminenti della storia ecclesiastica o civile. Ancora oggi in molte
città la cattedrale è l'edificio più significativo, la cui
realizzazione ha richiesto uno sforzo collettivo a volte durato più
secoli.
La Cattedrale di Valencia, meglio
nota tra i Valenziani come “La Seu” (La Sede), si erge sul
terreno dell'antica chiesa episcopale romano-visigota del secolo VI,
su cui in seguito i Mussulmani edificarono la loro Moschea Maggiore
di “Balansya” (nome della regione valenziana durante la
dominazione mussulmana).
Nel 1262 il vescovo
Andreu de Albalat pose la prima pietra dell'attuale Cattedrale, la
cui costruzione si prolungò fino al XVII secolo, presentando
pertanto diversi stili architettonici: romanico (sec XIII), gotico
(sec XIV- XV), rinascimentale (secoli XV-XVI), barocco (sec XVII) e
neoclassico (sec XVIII).
Questa eterogeneità è
facilmente rilevabile all'esterno, soprattutto attraverso i tre
portali.
Esterno della Cattedrale di Valencia
Nella Plaza de la Almoina (parola che in valenciano
significa “elemosina”, infatti in questa piazza esisteva un
edificio con la funzione di sussidio per i bisognosi della città),
si apre la Puerta de l'Almoina o del Palau (per la sua
vicinanza al “Palau”, il Palazzo Arcivescovile), la porta più
antica della Cattedrale, della fine del XIII secolo.
In tardo stile romanico con influenza mudèjar (stile artistico ispano-mussulmano tipico di Lerida, importante città catalana), questa porta ha una rilevante somiglianza con quella della Cattedrale di Lerida del 1220.
Presenta un arco a tutto sesto (o medio punto) e gli archivolti dalla ricca decorazione mudèjar appoggiano sopra esili colonne con capitelli figurati che rappresentano scene dell'Antico Testamento, dalla Creazione (Genesi) nella parte sinistra, fino a Mosé (Esodo) a destra. Peculiare il tettuccio poggiante su quattordici mensole a forma di testa umana che simboleggiano i matrimoni contratti, secondo la leggenda, tra i soldati di Giacomo I (Jaime I, re aragonese che riconquistò la città di Valencia il 9 Ottobre del 1238) e settecento fanciulle di Lerida, che il monarca portò con sé per ripopolare la nuova città cristiana.
Sotto queste teste si conserva ancora l'iscrizione con i nomi delle sette coppie più importanti che contribuirono alla ripopolazione cristiana:
In tardo stile romanico con influenza mudèjar (stile artistico ispano-mussulmano tipico di Lerida, importante città catalana), questa porta ha una rilevante somiglianza con quella della Cattedrale di Lerida del 1220.
Presenta un arco a tutto sesto (o medio punto) e gli archivolti dalla ricca decorazione mudèjar appoggiano sopra esili colonne con capitelli figurati che rappresentano scene dell'Antico Testamento, dalla Creazione (Genesi) nella parte sinistra, fino a Mosé (Esodo) a destra. Peculiare il tettuccio poggiante su quattordici mensole a forma di testa umana che simboleggiano i matrimoni contratti, secondo la leggenda, tra i soldati di Giacomo I (Jaime I, re aragonese che riconquistò la città di Valencia il 9 Ottobre del 1238) e settecento fanciulle di Lerida, che il monarca portò con sé per ripopolare la nuova città cristiana.
Sotto queste teste si conserva ancora l'iscrizione con i nomi delle sette coppie più importanti che contribuirono alla ripopolazione cristiana:
(In valenciano) (In
castigliano)
En Pere am [b] Na Maria, sa
muller / Don Pedro con Doña Maria, su mujer
En Guillem am [b] Na
Berenguera, sa muller / Don Guillermo con Doña Berenguera, su mujer
En Ramon am [b] Na Dolça,
sa muller / Don Ramón con Doña Dolça, su mujer
En Francesc am [b] Na
Ramona, sa muller / Don Francisco con Doña Ramona, su mujer
En Bernat am [b] Na
Floreta, sa muller / Don Bernardo con Doña Floreta, su mujer
En Bertran am [b] Na
Berenguera, sa muller / Don Bertrán con Doña Berenguera, su mujer
En Doménec am [b] Na
Ramona, sa muller / Don Doménec con Doña Ramona, su mujer
Cappella di San Giorgio
Se camminiamo lasciando la Porta de
l'Almoina e tenendo il perimetro della Cattedrale alla nostra
sinistra, incontriamo una piccola Cappella dedicata a San Giorgio.
Secondo le cronache storiche, il 9 Ottobre del 1238, appena
riconquistata la città di Valencia, il re aragonese Giacomo I si
diresse verso quella che allora era la Moschea Maggiore e fece
celebrare la prima messa cristiana nel luogo dove oggi si trova
questa cappella, addossata alla parte esterna dell'abside.
All'interno della Cappella, sopra un
altare, c'è un retablo gotico (il “retablo” è una grande pala
d'altare a più scomparti con incorniciatura architettonica
elaborata), con una pittura che rappresenta “San Giorgio alla
battaglia del Puig” (1237), una battaglia decisiva per la
riconquista della città di Valencia.
“Obra Nova”
Superando la Cappella di San Giorgio e mantenendo sempre la Cattedrale alla nostra sinistra, incontriamo un passaggio del 1660 che unisce la Cattedrale alla Basilica della “Virgen de los Desamparados” (Vergine degli Abbandonati). Una volta attraversato questo passaggio, inizia la “Obra Nova”, una tribuna in stile rinascimentale che si affaccia sull' attuale “Plaza de la Virgen”, storicamente chiamata “Plaza de la Seu”. Questa tribuna, che consta di tre piani con una serie di archi aperti, fu costruita per favorire una visione più agevole di spettacoli pubblici come processioni o esecuzioni di canonici, e per questo viene anche chiamata “llotgeta dels canonges” (loggetta dei canonici). La sua costruzione, sotto la direzione dell' architetto Miquel Porcar, risale al 1556.
In uno dei restauri della Cattedrale, nella seconda metà del secolo XX, fu eliminato il tetto dei balconi con le colonne, conferendo alla tribuna una maggiore visibilità, come una specie di teatro romano addossato alla Cattedrale. In tal modo da Plaza de la Virgen si può apprezzare meglio anche il tiburio della chiesa.Foto Antica |
Foto Attuale |
Sulla Plaza della Virgen (cuore nevralgico del
quartiere storico) si apre la
Puerta de los Apostoles (Porta degli Apostoli)
così chiamata perchè ai suoi lati sono rappresentati i discepoli di Cristo; le statue che affiancano la porta sono delle riproduzioni, mentre le sculture originali si trovano all'interno della Cattedrale, protette in una piccola cappella che precede l'entrata alla Cappella del Santo Calice.
Puerta de los Apostoles (Porta degli Apostoli)
così chiamata perchè ai suoi lati sono rappresentati i discepoli di Cristo; le statue che affiancano la porta sono delle riproduzioni, mentre le sculture originali si trovano all'interno della Cattedrale, protette in una piccola cappella che precede l'entrata alla Cappella del Santo Calice.
Questa porta in stile gotico con classico arco ogivale
(o a sesto acuto), risalente alla prima metà del XIV secolo, viene
attribuita al maestro Nicola di Ancona. Sopra la porta spicca un
grande rosone di 6,5 m di diametro che
mostra il tracciato della Stella di Davide (o Sigillo di Salomone)
con una piccola croce al centro; il rosone è stato quasi totalmente
ricostruito negli anni 60 a causa di un evidente disgregamento della
pietra originale. La stella a sei punte ha molteplici significati ed
è difficile giustificare il suo inserimento in un tempio cattolico;
potrebbe simboleggiare, unitamente alla croce, la vecchia e la nuova
alleanza, anche se alcuni storici riferiscono che, in mancanza di
fondi per la costruzione della porta, i Valenziani chiesero il denaro
ad usurai ebrei che accettarono solo a condizione che la stella di
Davide dovesse figurare nel rosone principale della chiesa.
Nel timpano (spazio racchiuso nella cornice sovrastante il portale) è rappresentata la Vergine Maria circondata da angeli musici. Interessante scoprire sulla cornice della porta, insieme ai diversi scudi araldici del regno di Aragona e a quello della famiglia Borgia, il primo scudo della città di Valencia, che rappresenta una città fortificata sopra le onde del fiume Turia.
Nel timpano (spazio racchiuso nella cornice sovrastante il portale) è rappresentata la Vergine Maria circondata da angeli musici. Interessante scoprire sulla cornice della porta, insieme ai diversi scudi araldici del regno di Aragona e a quello della famiglia Borgia, il primo scudo della città di Valencia, che rappresenta una città fortificata sopra le onde del fiume Turia.
Sotto le arcate della Porta degli Apostoli, ogni giovedì a mezzogiorno, si riuniscono i giudici del famoso Tribunale de las Aguas, senza dubbio l'istituzione giuridica più antica d'Europa, visto che le sue prime sedute risalgono alla fine del IX secolo. Questo Tribunale dirime i litigi sorti per l'uso dell'acqua d'irrigazione della fertile pianura di Valencia. Le controversie vengono trattate per direttissima, con una procedura esclusivamente verbale e in lingua valenziana; le sentenze emesse sono esecutive e inappellabili.
Infine, nella Plaza de la Reina, si apre la Puerta
de los Hierros, chiamata così
per la cancellata in ferro battuto che chiude il sagrato.
È l' ingresso principale della Cattedrale e venne progettato e costruito nel 1703 dall'architetto tedesco Konrad Rudolft, che seguì i modelli barocchi italiani del XVII secolo, soprattutto il Bernini. La sua realizzazione costituì un precedente stilistico, rompendo del tutto con la tradizione spagnola delle facciate piatte.
È l' ingresso principale della Cattedrale e venne progettato e costruito nel 1703 dall'architetto tedesco Konrad Rudolft, che seguì i modelli barocchi italiani del XVII secolo, soprattutto il Bernini. La sua realizzazione costituì un precedente stilistico, rompendo del tutto con la tradizione spagnola delle facciate piatte.
La sua forma concava
e la posizione deviata sono dovute al fatto che in passato si trovava
chiusa da una strada stretta, oggi non più esistente.L'apertura della Plaza della Reina ha permesso in seguito una buona
visione della facciata principale con le belle sculture dei
valenziani Francisco e Ignazio Vergara e della Torre del Miguelete.
Torre del Miguelete
Vero e proprio simbolo della città, la Torre del
Miguelete venne eretta come torre campanaria della Cattedrale; in
origine era separata dalla chiesa, alla quale fu unita solo alla fine
del secolo XV, quando l'architetto valenziano Pere Compte prolungò
la Cattedrale per incorporare il nuovo campanile.
Per molti secoli fu
chiamata “Campanar Nuevo” per differenziarla dal “Campanar
Viejo”, un campanile romanico a pianta quadrata situato nella calle
della Barchilla, di cui oggi rimangono scarsi resti murari.
La Torre è tutta in pietra, ha una forma di prisma ottagonale ed è composta da quattro corpi sovrapposti che raggiungono i 51 metri di altezza fino alla terrazza, la stessa misura del perimetro della sua base.
Il primo piano è in pietra massiccia, il secondo
ospitò le antiche prigioni e il terzo è l'abitazione del campanaro.
Nel piano superiore c'è la sala delle campane con 8 finestroni, 7
dei quali occupati dalle campane (la maggior parte con epigrafi
gotiche), mentre l'ottavo illumina una parte della scala a chiocciola
interna; quest'ultima, con un totale di 207 gradini in pietra,
consente di accedere alla terrazza da cui sorge il campanile a
ventola e dalla quale si può godere un ampio panorama della città.
La Torre venne iniziata nel 1376 da Andreu
Juliá, che trasse ispirazione dalla Torre Campanaria
di Lerida, ma venne continuata da Josep
Franch e nel 1414 da Pere
Balaguer, che
arricchì l'ultimo corpo con ornamenti gotici di forma geometrica
(gotico levantino). Più tardi, nel XVII secolo, si aggiunse il
campanile a ventola in stile barocco, aumentando così l'altezza di
dieci metri.
Nel
1418, il 29 settembre festa di San Michele, venne
benedetta la campana maggiore e per questa ragione la Torre è nota
con il nome, al diminutivo, di quest'arcangelo, Miguelete, che in
valenziano diventa “Miquelet”, trasformato poi con il tempo in
“Micalet”.
Osservando il monumento
ottagonale dalla “Plaza de la Reina” si nota giusto al centro
un'interessante finestra o fenditura che dà su una sala
interna, anch'essa con perimetro ottagonale, caratterizzata da spessi
muri di pietra e un soffitto a volte gotiche; definita come “sala delle prigioni”, in realtà
veniva utilizzata in passato come rifugio, o meglio nascondiglio, per
quelle persone che, sfuggite alla giustizia, ottenevano dalla Chiesa
il diritto di asilo e d'immunità in luogo sacro.
La curiosità di questa
sala è che, dal momento della sua costruzione, s'illumina con un
fascio di luce una sola volta all'anno, il giorno dell'Assunzione
della Vergine Maria, ogni 15 di Agosto e sempre intorno alle 10:15.
La Chiesa Cattolica celebra
questa festa in onore della Madonna, precisamente a partire dal VI
secolo in Oriente, mentre a Roma dal VII secolo, quando si stabilì
come festività dell'Assunzione della Vergine Maria la data del 15 Agosto.
Interno della Cattedrale
La Cattedrale di Valencia è
una chiesa a tre navate con pianta a croce latina sovrastata
all'incrocio da un luminoso tiburio di 40 metri di altezza e con la
cappella maggiore circondata da navate.
A differenza delle
cattedrali gotiche europee, l'altezza delle navate è ridotta,
infatti la navata centrale misura solo 16 metri, però è una delle
cattedrali più ampie e con un'ottima acustica di tutta la Spagna.
La costruzione del
campanile “Micalet” e del tiburio, come anche della Porta degli
Apostoli e della Sala Capitolare (convertita nel 1916 nella Capella
del Santo Calice) risale al secolo XIV.
Nel 1472, i pittori
italiani Francesco Pagano e Paolo da San Leocadio diedero un'impronta
del primo Rinascimento alla decorazione della chiesa cattedralizia e,
posteriormente, “los Hernandos” dipinsero il Retablo Maggiore.
Inoltre, nel XVIII secolo, l'architetto valenziano Antonio Gilabert
ricoprì con elementi ornamentali di carattere neoclassico la maggior
parte dell'interno della Cattedrale.
Dopo la Guerra Civile, nel
1943, si posizionò l'altare maggiore nella zona centrale della
chiesa, precisamente all'incrocio della pianta, e il coro con la
cattedra arcivescovile nell'abside e, dal 1970 al 1982, si procedette
alla scoperta e alla restaurazione dell'architettura gotica
originale.
Cappella di San Sebastián
Una volta entrati dalla porta principale, la “Puerta de los Hierros”, subito sulla destra troviamo la cappella di San Sebastián, in stile neoclassico, XVIII secolo, degli architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez. Sopra l'altare di questa cappella si trova una delle pitture più importanti della Cattedrale, un meraviglioso quadro ad olio rappresentante il martirio di San Sebastián, del pittore barocco spagnolo Pedro de Orrente (1580-1645). Questo quadro evidenzia uno stile di scuola caravaggesca.
Cappella di San Sebastián
Una volta entrati dalla porta principale, la “Puerta de los Hierros”, subito sulla destra troviamo la cappella di San Sebastián, in stile neoclassico, XVIII secolo, degli architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez. Sopra l'altare di questa cappella si trova una delle pitture più importanti della Cattedrale, un meraviglioso quadro ad olio rappresentante il martirio di San Sebastián, del pittore barocco spagnolo Pedro de Orrente (1580-1645). Questo quadro evidenzia uno stile di scuola caravaggesca.
Subito dopo la cappella di San Sebastián ci troviamo davanti ad un piccolo e meraviglioso corridoio gotico del XV secolo costruito dall'architetto valenziano Pere Compte, che porta alla cappella più importante della Cattedrale, la Cappella del Santo Calice.
La Cappella del Santo Calice
La Cappella più importante della Cattedrale anticamente era la Sala Capitolare, cioè la sala dove si riuniva il Capitolo (il vescovo con i suoi prelati) per discutere e risolvere problemi di natura religiosa o amministrativa; questa sala dal 1916 accoglie, protegge e allo stesso tempo espone ai visitatori la reliquia per eccellenza: “Il Santo Calice”, donato alla Cattedrale di Valencia dal re Alfonso V il Magnanimo nella prima metà del '400.
Questa
cappella ha una pianta quadrata di 13 metri di lato e un' altezza di
16 metri; la sua meravigliosa architettura gotica, opera del
valenziano Pere Balaguer, è del XIV secolo e si nota soprattutto
nell'incredibile cupola con le volte a forma di stella.
Sulle
mura sono appese le catene che chiudevano il Porto di Marsiglia, un
altro dono del re Alfonso V il Magnanimo a ricordo della città
conquistata durante la sua espansione nel Mediterraneo.
Il
meraviglioso altare con i rilievi
di alabastro del XV secolo, che incornicia il Santo Calice, è
opera dell'artista italiano Giuliano
Poggibonsi, chiamato Giuliano il Fiorentino, discepolo di Lorenzo
Ghiberti, l'autore della Porta del Paradiso del Battistero di
Firenze. I rilievi principali rappresentano sei momenti del
Vecchio Testamento, nelle scene inferiori, e sei del Nuovo
Testamento, in quelle superiori.
Cappelle della Navata laterale destra
Una volta visitata la
Cappella del Santo Calice, dedichiamo la nostra attenzione alle
cappelle più importanti della Cattedrale, che si trovano
principalmente nella navata laterale destra:
Stile
barocco (XVII - XVIII secolo), costruita tra il 1696 e il 1703
dall'architetto Juan Perez Castiel, autore anche della decorazione
della Cappella Maggiore (il lampadario di vetro di Murano infatti si
trovava nella Cappella Maggiore). Le sei grandi pitture
che coprono lo spazio della cappella, opera di Nicolás
Falcó, un pittore del XVI secolo, rappresentano i momenti principali
della vita della Vergine Maria e un tempo
formavano le porte di chiusura dell'organo rinascimentale della
cattedrale; la cancellata verde d'accesso in ferro battuto è
originale del XV secolo.
In questa cappella, di dimensioni più grandi rispetto
alle altre cappelle della Cattedrale, si celebrano i battesimi.
Stile
neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo
Martínez,
autori della copertura neoclassica della maggior parte delle cappelle
della Cattedrale.
Questa
cappella è dedicata a Francesco
Borgia (Gandía
1510 - Roma
1572), Duca di Gandía,
della famiglia dei Papi valenziani Callisto
III (Alfonso Borgia) e
Alessandro VI
(Rodrigo Borgia), quest'ultimo uno dei papi più importanti
per il Regno di Valencia e più discussi della storia.
Sopra l'altare maggiore un olio del XVIII secolo ritrae
Francesco Borgia davanti al cadavere della imperatrice Isabella; però
i quadri che rendono questa cappella una delle più importanti della
cattedrale sono i due magnifici olii appesi alle pareti laterali,
tutti e due dipinti nel 1788 da uno dei più famosi pittori spagnoli,
Francisco de Goya, semplicemente conosciuto come “Goya”.
Il quadro sulla sinistra ritrae San Francesco Borgia che saluta la
famiglia mentre abbandona il Palazzo Ducale per entrare nella
Compagnia del Gesù; quello sulla destra rappresenta San Francesco
Borgia, già sacerdote gesuita, durante un esorcismo.
Stile
neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo
Martínez.
Sopra l'altare della cappella c'è una statua in legno policromo
rappresentante San Giuseppe, uno dei patroni della città di
Valencia, la cui festa si celebra il 19 marzo in concomitanza con “La
Cremá”, la giornata di chiusura de “Las Fallas” dal 15 al 19
marzo, la Festa più importante della città.
Stile
neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo
Martínez.
Questa cappella è dedicata a San Tommaso di Villanueva,
predicatore, scrittore e religioso agostiniano. Fu arcivescovo di
Valencia, dove morì nel 1555. La sua festa si celebra il 10 ottobre.
Sopra l'altare
centrale sono poste una statua reliquario con il cranio di S. Tommaso
e un'urna con le sue ossa.
Sul pavimento c'è la lapide della prima sepoltura del santo e tra le altre tombe vale la pena citare quella di Perez Bayer (1711-1794), personaggio importante della storia valenziana, il quale, amico personale del re Carlo III, aprì le porte della corte reale ai Valenziani.
Sul pavimento c'è la lapide della prima sepoltura del santo e tra le altre tombe vale la pena citare quella di Perez Bayer (1711-1794), personaggio importante della storia valenziana, il quale, amico personale del re Carlo III, aprì le porte della corte reale ai Valenziani.
Uscita dalla Porta de la Almoina
Con la Cappella di San Tommaso di Villanueva arriviamo al transetto (zona architettonica che interseca trasversalmente la navata centrale all'altezza del presbiterio e corrisponde al braccio più corto della croce latina) e girando sulla destra troviamo l'uscita dalla Porta de la Almoina. Sopra la porta c'è una vetrata commemorativa del 700º aniversario della posa della prima pietra della Cattedrale. Sulle due punte più alte della vetrata si trovano rappresentati gli scudi della famiglia del vescovo Andrés de Albalat (1262), che pose la prima pietra della Cattedrale, e della famiglia dell'arcivescovo Olaechea, che nel 1962 fece costruire la vetrata; sotto ritornano le coppie legate alla storia della ripopolazione cristiana della città di Valencia.
L'uscita della Porta de la Almoina è preceduta
da quattro importanti cappelle, situate due a destra e due a
sinistra.
Stile
neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo
Martínez.
Santo Domingo
de Guzmán (Burgos
1170
- Bologna 1221) fondatore dell'ordine dei Domenicani, frati
Predicatori che dedicano la loro opera principalmente alla difusione
e alla difesa della fede cattolica. La sua festa ricorre l'8 agosto.
Stile
neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo
Martínez.
Josefa
Naval Girbés, nata nel 1820 ad Algamesi, nel territorio di Valencia,
ed ivi morta nel 1893, pur essendo una laica, fu considerata “monaca
di casa”, perché condusse una vita integerrima, pregando con
grande fervore ed aiutando il prossimo senza mai risparmiarsi. Si
dedicò soprattutto alla formazione morale e spirituale delle giovani
donne. È
beata dal 1988.
Sul
pavimento di questa cappella si trova la pietra tombale di Ausias
March (Gandía 1397 - Valencia 1459), importante poeta valenziano del
XV secolo, le cui poesie furono tradotte in diverse lingue. La lapide
fu collocata nella cappella nel 1950 dall'associazione “Lo Rat
Penat” e dal Comune di Valencia a ricordo e riconoscimento di
questo poeta, il cui corpo in realtà si trova sepolto in un posto
sconosciuto della Cattedrale. Sulla lapide c'è un'iscrizione tratta
da uno dei suoi poemi in valenziano, che dice:
Yo soc aquest qui en la mort delit prenc, puix que no tolc la causa perquè em ve.
Yo soc aquest qui en la mort delit prenc, puix que no tolc la causa perquè em ve.
(Yo
soy este quien disfruto de la muerte, porque no rehúyo la causa por
la que me viene).
(Io
sono colui che gode della morte, perchè non sfuggo alla causa per la
quale mi viene).
Sulla
sinistra:
Stile
neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo
Martínez.
Sant'Agostino
(nato e morto in due località nordafricane: Tagaste 354 - Hippona
430) è stato un filosofo, vescovo e teologo
romano; detto anche “Doctor Gratiae” (Dottore della
Grazia), è considerato il massimo pensatore cristiano del primo
millennio.
Sul pavimento di questa cappella si trova anche la
tomba dell'erudito valenziano Gregorio Mayans (Oliva 1699 - Valencia
1781), uno degli uomini più rappresentativi dell'Illuminismo
spagnolo del XVIII secolo; amico di Perez Bayer, fu cattedratico di
Valencia e direttore della Biblioteca Reale.
Stile
neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo
Martínez.
San
Pascual Bailón,
Santo della Comunidad Valenciana, nato nel 1540 e morto nel 1592, è
un religioso spagnolo dell'Ordine dei Frati Minori Alcantarini;
l'Eucarestia fu il centro della sua vita spirituale. Fu proclamato
santo nel 1690 da Papa Alessandro VIII.
Prima
delle cappelle dell'Abside, uno stretto passaggio sulla destra porta
alla Sacrestia maggiore, una meravigliosa sala, chiusa al pubblico, a
pianta quadrata con cupola ottagonale. In una delle pareti, ad
un'altezza inaccessibile e senza scala, si trova l'antico
“reconditorio”,una
camera segreta decorata con pitture di stile gotico lineare
(del
1300) che rappresentano scene della vita di Cristo.
Da
questo luogo, dove si proteggevano le reliquie più importanti,veniva
azionato il meccanismo della porta elevatoia, che isolava la
sacrestia nei momenti di pericolo.
Proseguendo,
sempre dietro all'Abside, rimanendo in una zona non visibile al
pubblico, c'è l'attuale Sala Capitolare di stile neoclassico; questo
ambiente, inaugurato nel 1827, è destinato alle riunioni del
Capitolo, che precedentemente si tenevano nell'antica sala capitolare
gotica, divenuta nel 1916 la Cappella del Santo Calice.
Cappella delle
Reliquie
In fondo all'Aula Capitolare si trova la Cappella delle Reliquie, di forma semicircolare, con tre grandi armadi che contengono tutte le reliquie della Cattedrale. Sulle porte degli armadi sono rappresentate, ad opera del pittore Miguel Parra, scene dei momenti della consegna delle reliquie: la Santa Spina da parte di San Luigi di Francia, il Santo Calice (custodito nell'armadio centrale fino al 1916) e il resto delle reliquie della casa di Aragón da parte di Alfonso V il Magnanimo.
In fondo all'Aula Capitolare si trova la Cappella delle Reliquie, di forma semicircolare, con tre grandi armadi che contengono tutte le reliquie della Cattedrale. Sulle porte degli armadi sono rappresentate, ad opera del pittore Miguel Parra, scene dei momenti della consegna delle reliquie: la Santa Spina da parte di San Luigi di Francia, il Santo Calice (custodito nell'armadio centrale fino al 1916) e il resto delle reliquie della casa di Aragón da parte di Alfonso V il Magnanimo.
Il Tiburio
Ad illuminare l'incrocio
tra la navata centrale ed il transetto, dove attualmente si trova
l'altare maggiore, c'è il tiburio, una delle opere architettoniche
più importanti della “Seu”, soprattutto per la sua audace
altezza di 40 metri.
La parte bassa di quest' opera, in stile gotico del XIV secolo, è di autore sconosciuto, mentre la parte alta, del XV secolo, è dell'architetto e scultore valenziano Martí Llobet.
La parte bassa di quest' opera, in stile gotico del XIV secolo, è di autore sconosciuto, mentre la parte alta, del XV secolo, è dell'architetto e scultore valenziano Martí Llobet.
La struttura del tiburio è costituita da una cupola sopra trombe che permettono il passaggio da pianta quadrata a pianta ottagonale; le finestre, chiuse da una sottile pietra traslucida di alabastro, illuminano il cuore della Cattedrale con una meravigliosa luce dorata.
Da notare, sotto le trombe
del tiburio, le statue in gesso del XVIII sec. dei quattro
evangelisti con i loro attributi identificativi: San Luca
rappresentato con il toro, San Giovanni con l'aquila, San Matteo con
l'angelo e San Marco con il leone.
Costruita in stile gotico nel secolo XIII, fu decorata in stile barocco durante il secolo XVII dal valenziano Juan Pérez Castiel.
É rivestita di preziosi
marmi, rilievi e sculture dorate. I rilievi marmorei furono
realizzati a Genova nel 1687.
Le sedie del coro e la
cattedra dell'arcivesco, in legno di noce, sono di stile
rinascimentale.
L'altare maggiore, che si
trovava in fondo all'abside, fu spostato nel 1943 al centro
dell'incrocio tra il transetto e la navata centrale.
Nella cupola dell'abside
spiccano gli affreschi con i dodici angeli musici, opera degli
artisti italiani Paolo da San Leocadio e Francesco Pagano di Napoli.
Sono le prime pitture del Rinascimento in Spagna, iniziate nell'anno
1472 su commissione dell'allora Vescovo di Valencia Rodrigo Borgia,
poi Papa Alessandro VI. Questi pittori decorarono tutta l'abside
gotica, però la loro opera fu distrutta dalla successiva decorazione
barocca del secolo XVII; si salvarono solo gli angeli rappresentati
mentre celebrano l'assunzione della Vergine Maria in cielo, il
mistero cui è dedicata la Cattedrale. La decorazione barocca della
cupola che copriva questi meravigliosi affreschi fu eliminata e le
pitture sottostanti restaurate tra il 2003 e il 2006.
Lo spazio centrale della
Cappella Maggiore è occupato da un meraviglioso retablo, un'opera
maestra del XVI secolo. Le 12 pitture ad olio e tempera che ricoprono
le due imponenti ante, completate nel 1510, sono opera di Fernando de
los Llanos e Fernando Yañez de la Almedina, due grandi pittori
spagnoli che imitano lo stile di Leonardo da Vinci e di altri autori
del Rinascimento italiano.
All'esterno dell'anta
sinistra, dall'alto verso il basso troviamo: “L'adorazione dei
pastori”, “L'adorazione dei Re Magi” e “La resurrezione”.
All'esterno dell'anta
destra troviamo: “L'ascensione del Signore al cielo”, “La
discesa dello Spirito Santo” e “La morte e assunzione al cielo
della Vergine Maria”.
All'interno dell'anta
sinistra troviamo: “L'incontro di San Giovacchino e Sant'Anna
(genitori della Vergine Maria), “La nascita della Vergine Maria”
e “La presentazione della Vergine Maria al tempio”.
All'interno dell'anta
destra troviamo: “La visita di Maria a Santa Elisabetta”, “La
presentazione del bambino Gesù al tempio” e “La fuga in Egitto”.
Dentro il Retablo Maggiore
si trova una statua della Vergine Maria, in legno policromo, dello
scultore valenziano Ignacio Vergara (XVIII secolo), proveniente
(1847) dal Monastero certosino di PortaCoeli.
Alla sinistra della
Cappella Maggiore, si può ammirare un pulpito di stile gotico (XIV
secolo). Viene definito “Pulpito di San Vicente Ferrer”,
per il fatto che questo Santo, Patrono della Comunidad Valenziana, lo
utilizzò per parlare al popolo valenziano in alcune occasioni in cui
predicó nella Cattedrale.
San
Vicente Ferrer nacque a Valencia nel 1350,
fu un attivo membro dell'Ordine dei Domenicani, insegnò
Filosofia e Teologia nell'antica Aula Capitolare, ora Capella del
Santo Calice.
Come predicatore percorse molte regioni della Spagna e d'Europa,
difendendo la fede cristiana e l'unità della Chiesa. Morì il 5
aprile del 1419 a
Vannes (Francia) dove si conservano le sue reliquie.La sua festa si celebra il lunedì dopo la seconda domenica di Pasqua.
Sopra al Pulpito un olio su tavola rappresenta San Vicente Ferrer (opera di Adolfo Ferrer – 1982).
Cappella della Resurrezione
Questa meravigliosa cappella si trova giusto dietro la Cappella Maggiore; il portico del 1510, scolpito in alabastro, ripropone i disegni rinascimentali di Yañez de la Almedina.
All'interno della cappella
possiamo osservare un altorilievo, sempre in alabastro,
rappresentante la “Resurrezione del Signore” e in primo piano un
reliquario contenente il braccio mummificato di San Vicente
Martir.
San Vicente fu diacono del vescovo di Zaragoza, San Valerio. Durante la persecuzione cristiana dell'imperatore Diocleziano, i due, San Vicente e San Valerio, furono catturati e portati a Valencia, dove Vicente nell'anno 304 d.C. fu torturato fino alla morte. Il ricordo del suo martirio si diffuse rapidamente tra i cristiani, facendo di lui il Santo più rappresentativo di Spagna.
Nell'anno 1104, il vescovo
di Valencia andò in pellegrinaggio in Terra Santa e portò con sé
la reliquia del santo (il braccio). Sulla strada del ritorno morì
repentinamente a Bari, e da qui la reliquia passò di mano in mano
fino ad arrivare in possesso della famiglia di Pietro Zampieri, di
Vigonovo (Venezia), il quale nel 1970 la donò alla Cattedrale di
Valencia insieme al reliquario di bronzo in stile veneziano.
San Vicente Martir è patrono
della città di Valencia e la sua festa si celebra il 22 gennaio.
Dietro la
Cappella Maggiore, di fronte alla Cappella della Resurrezione,
troviamo una bellissima scultura a grandezza naturale, di alabastro
policromo, in stile gotico, XV secolo, autore Joan de Castellnovo. La
statua rappresenta la Vergine seduta (“Virgen de la silla”) con
in braccio Gesù bambino. Questa scultura è molto amata dai
Valenziani, inoltre da molto tempo, nella città di Valencia, si
tramanda una curiosa tradizione: le donne incinte dapprima recitano
una preghiera speciale alla Vergine seduta per avere un parto
fortunato, quindi fanno nove giri completi all'interno della
Cattedrale, a significare i nove mesi di gestazione.
Le Cappelle dell'Abside
Cappella della Vergine del Rosario
Stile
neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo
Martínez.
Cappella della Vergine del Puig
Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez.
Il “Puig”
è una collina a nord di Valencia dove l'esercito cristiano di
Giacomo I nel 1237 vinse una battaglia decisiva contro i Mussulmani
per la riconquista della città di Valencia. La Vergine del Puig fu
considerata per diversi secoli la patrona del Regno di Valencia. In
questa località si trova il meraviglioso Monastero di Santa Maria
del Puig, fondato dal re Giacomo I nel 1240.
Cappella di San Raffaele Arcangelo
Stile
neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo
Martínez.
Al
centro del retablo possiamo osservare la statua di San Raffaele
accompagnato dal giovane Tobia. San Raffaele è uno dei quattro
arcangeli insieme a S.Michele, S.Gabriele e S.Uriele. Il suo
nome in ebraico significa “Medicina
di Dio”.
Nel libro di Tobia
(Antico Testamento) si racconta come quest' Arcangelo aiutò
il giovane Tobia, facendogli pescare un pesce con la cui pelle curò
la cecità del padre.
La sua festa si celebra il 29 settembre, insieme a San
Michele e San Gabriele.
Stile neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo Martínez.
Il Cristo
crocifisso, in legno policromo, attribuito all'artista Juan Muñoz, è
una delle sculture barocche (XVII secolo) più importanti
dell'interno della Cattedrale.
Sulla parete
sinistra di questa cappella troviamo il sepolcro del vescovo
domenicano di Valencia Andrés de Albalat che nel 1262 pose la prima
pietra della Cattedrale. Morì a Viterbo (Italia) e sopra il sepolcro
si trovano dipinti la sua immagine e il simbolo araldico della
famiglia Albalat.
Cappella di San Giacomo Apostolo
Stile
neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo
Martínez.
Come narrano i
vangeli, San Giacomo (San Jaime o anche detto Santiago) e San
Giovanni, pescatori, figli di Zebedeo, vennero chiamati da Gesù
mentre pescavano sulle coste del lago di Tiberiade. San Giacomo fu il
primo apostolo a morire come martire di Cristo, a Gerusalemme.
Secondo la tradizione, predicò il Vangelo in tutta la Spagna e, dopo
il martirio, i discepoli portarono il corpo in Galizia, dove il suo
sepolcro è venerato nella città di Santiago di Compostela, meta del
Cammino di Santiago, uno dei percorsi più battuti dai pellegrini
cristiani.
La sua festa
si celebra il 25 luglio e, quando questa data cade di domenica, è
l'Anno Santo Giacobeo.
Sulla parete
sinistra della cappella si trova un arredo scultoreo del sepolcro del
vescovo Andrés de Albalat, sito nella cappella vicina.
Sulla parete
destra, il sepolcro del primogenito del Re Giacomo I “El
Conquistador”, Alfonso de Aragona e di sua madre, coperto dalle
armi reali del Regno di Aragona.
Stile gotico
(XIII secolo), architetto Arnau Vidal, primo maestro d'opera della
Cattedrale.
Secondo la
tradizione, all'apostolo San Giacomo, durante la sua missione di
evangelizzazione in Spagna, sulle sponde del fiume Ebro, apparve
sopra un “pilar” la Vergine Maria, che lo incoraggió nel suo
apostolato. Il pilastro o colonna, ricordo dell'apparizione,
attualmente è conservato e venerato nella Basilica di “Nuestra
Señora del Pilar” a
Zaragoza.
Il giorno
della festa della Vergine del Pilar, il 12 ottobre, coincide con il
giorno della scoperta dell'America, festa nazionale, e per questo la
Virgen del Pilar, oltre ad essere patrona di Zaragoza, è anche
patrona della “Hispanidad”.
Stile
neoclassico (XVIII secolo), architetti Antonio Gilabert e Lorenzo
Martínez.
San Giacinto
Maria Castañeda, nato a Xativa intorno alla metà del XVIII secolo,
dell'Ordine dei Domenicani, predicò il vangelo in Cina dove fu
catturato, inprigionato e martirizzato all'età di trent'anni. Venne
santificato da Papa Giovanni Paolo II, il 19 giugno del 1988. Sotto
l'altare della cappella, si trova un'urna contenente le reliquie del
santo.
Stile gotico
(XIII secolo), architetto Arnau Vidal (primo maestro d'opera della
Cattedrale).
Il retablo
principale di questa cappella, rappresentante San Dionisio e Santa
Margherita, è un olio e tempera su tavola di Vicente Macip, della
fine del XV secolo.
San Dionisio
fu il primo vescovo di Parigi, nel III secolo; la sua festa si
celebra il 9 Ottobre, in concomitanza con l' entrata a Valencia di
Giacomo I “El Conquistador”.
Santa
Margherita, vergine e martire del III secolo; la sua festa si celebra
il 20 luglio.
Dopo aver visitato tutte le
cappelle dell'abside, si arriva all'uscita dalla Porta degli apostoli
(porta gotica), preceduta da quattro cappelle di stile neoclassico:
Cappella del Beato Gaspar Bono (Beato valenciano)
Cappella di Santa Catalina (vergine e martire di
Alessandria d'Egitto, decapitata nell'anno 307)
Cappella di Sant'Antonio (nato a Lisbona nel 1195 e morto a Padova il 13 giugno del 1231; dell'Ordine dei Francescani,
fu teologo e missionario in Francia e in Italia);
Cappella di San Francesco (nato ad Assisi nel 1182, rinunciò al suo patrimonio e alla sua famiglia, sposando la Povertà, e si dedicò completamente a Dio. Fondatore dell'Ordine dei Francescani, iniziò la tradizione del Presepe e influenzò la vita religiosa e culturale del Basso Medioevo. Morì nella città di Assisi nell'anno 1226; la sua festa si celebra il 4 Ottobre)
Cappelle della Navata laterale sinistra:
Tutte le cappelle della
navata laterale sinistra sono di stile neoclassico:
Cappella di San Luis (figlio del re Carlo II di Napoli, nato in Francia nel 1274, dell'Ordine dei Francescani, fu vescovo di Toulouse; morì a Marsiglia nel 1297, all'età di 23 anni. Quando Alfonso V il Magnanimo conquistò e saccheggiò Marsiglia, nel 1417, porto con sé i resti di questo santo, presenti nel reliquiario della cappella, e le catene del porto di Marsiglia, che si trovano nella Cappella del Santo Calice. La sua festa si celebra il 19 agosto)
Cappella di San Vicente Martir (morto nel 304 d.C.; Patrono di Valencia)
Chiudiamo la visita con la
Cappella della Santissima Trinità, a lato della Puerta de los
Hierros, la porta principale della Cattedrale. La cappella è in
stile gotico, del XV secolo, ed è stata costruita dagli architetti
valenziani Francesc Baldomar e Pere Compte.
Il quadro ad olio
esposto in questa cappella rappresenta la Santissima Trinità, il
mistero principale della fede dei Cristiani, i quali credono che in
un solo Dio esistono tre persone: il Padre, creatore del mondo, il
Figlio, artefice della redenzione, e lo Spirito Santo inviato per la
santificazione dell'umanità.
Guido Boni
Guido Boni
Un sentito ringraziamento per le preziose ed interessanti notizie
RispondiEliminaSpero le farà piacere ricevere la mia sincera gratitudine per la scrupolosità e professionalità su questo magnifico commento.
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