Museo della Cattedrale




Il nuovo Museo della Cattedrale ci offre, 
dopo una lunga ristrutturazione, 
la possibilità di apprezzare 
più di 200 opere d’arte, 
tra le quali spiccano i capolavori 
dei migliori maestri valenziani come  
Juan de Juanes , los Hernandos e il Maestro d’Alzira.

 


Si entra nel museo attraverso
una porta gotica
che serviva 
di passaggio agli antichi locali 
dei canonici.





La prima opera che si vede nella sala d’ingresso è la Custodia (Ostensorio) che si porta in processione durante la festa del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (“Corpus Christi”) 


una tra le più grandi del mondo, 600 Kg di oro, argento e pietre preziose, costruita tra gli anni 1945 e 1954, con le offerte dei cittadini, per sostituire una custodia precedente distrutta durante la guerra civile (1936-1939). 

 


Sempre in questa sala, 
a ricordare l’Eucarestia, 
troviamo una delle opere 
più importanti di
Juan de Juanes 
(principale esponente 
del Rinascimento valenziano), 
“L’Ultima Cena”, olio su
tavola del XVI secolo.




Il Manierismo fu lo stile dominante nel secolo XVI, cui aderirono gli artisti spagnoli che imitavano la “maniera”, cioè la tecnica pittorica dei grandi maestri del Rinascimento, come Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello Sanzio.



Inizia questa serie di pitture l’opera dei due Fernandi (Los Hernandos):  
“Il Pianto per il Cristo Morto”, in cui è riconoscibile lo stile di Leonardo da Vinci, con raffinati esempi di prospettiva;

quindi possiamo vedere un'estesa mostra
di Juan de Juanes, che segue lo stile 
di Raffaello, e in particolare 
l’Ultima Cena (di cui sopra) e 
L’Angelo Custode del Regno di Valencia,
bellissima tavola che si trovava
nel convento di San Francesco 
(dove oggi si apre la piazza
dell’Ayuntamiento).


In questa sala a piano terra, possiamo ammirare un'eccezionale scultura: “El Mal Ladrón”, che,
crocifisso vicino a Gesù, non lo riconobbe e lo maledì con disperazione, a differenza del Buon Ladrone, che, pentito dei suoi peccati, si affidò nelle mani del Salvatore, come ci racconta il vangelo di San Luca. Questa impressionante scultura in legno di Juan Muñoz, del XVI secolo, è
l’unico pezzo che rimane del retablo rinascimentale della Chiesa di San Martino in Valencia, smontato nel secolo XVIII per costruirne uno nuovo in stile barocco.



Lo stile Barocco (secolo XVII e parte del XVIII) è definito principalmente come uno stile artistico opposto alla visione piana, armonica e chiara del Rinascimento. La pittura, l’architettura e la scultura barocca sembrano agitarsi con un’animazione esaltata dal chiaroscuro. “Horror vacui”, la paura del vuoto e della morte portano a creare opere artistiche dove lo spazio viene totalmente
riempito da figure in movimento.

Sempre in questa sala, non rispettando l'ordine cronologico per ragioni di spazio, vengono mostrate delle opere di scultura e pittura accademica neoclassica, come le statue di bronzo dorate del 1867
che rappresentano gli Arcangeli Michele e Gabriele




l’olio su tela del 1800 Adorazione dei pastori, dell’artista valenziano Michele Vicente López e una copia della meravigliosa “Zingarella” del
Correggio.
 

Nella cappella di San Francesco di Borgia già
abbiamo visto altre mostre di questo stile 
nelle tele di Maella e Goya.

In fondo alla sala vediamo la preziosa cornice intagliata 
e dorata dello scultore valenziano Josep Cotanda, 
che racchiude la copia del “Ecce Homo” 
di Juan de Juanes, 
di cui l'originale si trova nel
museo del Prado di Madrid, 
eseguita dal pittore valenziano  
Mariano Salvador Maella nel 1806.

Il Rinascimento, con il ritorno ai modelli classici e la rappresentazione dello spazio reale, cominciò molto presto a Valencia, dati gli stretti legami con l’Italia nel XV secolo e l’inizio del XVI secolo, e grazie a personaggi come il re Alfonso V il Magnanimo (Alfonso d’Aragona) e la famiglia Borgia.

L’arte sacra di quest’epoca ha come obbiettivo quello di far immedesimare lo spettatore nella scena e di far immaginare quello che pensano o dicono i personaggi rappresentati. Nella cappella maggiore della Cattedrale possiamo ammirare un chiaro esempio di questo stile nelle grandiose ante
del retablo dipinte da “Los Hernandos”.

Nelle sale al piano superiore possiamo apprezzare ancora opere di questo periodo, pitture al olio molto brillanti e realizzate in genere su tavole di legno. Dobbiamo soffermarci davanti a “L’Adorazione dei Pastori”

in restauro
tecnica mista tempera e olio su tavola del XVI secolo di Filippo Paolo da San Leocadio, figlio di Paolo da San Leocadio, autore degli Angeli Musici nelle volte della cappella maggiore.

La sala più alta raccoglie altre grandi opere, sempre del XVI secolo
come “Los Improperios”del “Maestro di Alzira”
in restauro



che rappresenta le torture inflitte a Gesù durante la sua passione, mentre Lui
sopportava in silenzio e pregava per la salvezza di tutti gli uomini; inoltre non dobbiamo perdere altre due tavole di artisti che portarono il primo Rinascimento a Valencia, come “San Dionisio in Cattedra” di Rodrigo de Osona, e “I Sette Dolori della Vergine Maria” di Fernando de Llanos(uno de Los Hernandos).




Prima di entrare nella settima sala, possiamo vedere tre modellini in scala della Cattedrale di Valencia che ci spiegano l’evoluzione architettonica iniziando dal XIII secolo, passando poi al XIV e concludendo con il XV secolo.

XIII Secolo
XIV Secolo
XV secolo


La settima sala è uno spazio costruito 
ai tempi del vescovo Alfonso Borgia, divenuto in seguito Papa Callisto III, conosciuto come “la libreria dei Borgia”, con la sua meravigliosa colonna elicoidale, costruita anteriormente a quelle famose della Lonja de la Seda. Attualmente in questo spazio, dedicato all'arte dei secoli XIV e XV, sono protagoniste le statue originali della Puerta de
Los Apostoles della Cattedrale

 

sul fondo vediamo il muro 
dell’antica sala Capitolare,
attuale Cappella del Santo Calice, 
qui, domina dall’alto una scultura 
in pietra della Vergine con Bambino,
del secolo XIV, di autore sconosciuto, 
che probabilmente si trovava 
sulla porta principale della
Cattedrale di quel secolo.

 


I dipinti di questa sala sono stati realizzati con tecnica mista tempera ed olio su tavole di legno e sono di stile gotico internazionale, di un momento culminante dell’arte valenziana, il XV secolo, conosciuto come il secolo d’oro.

Sul lato sinistro si trova il quadro intitolato 
“Il dubbio diSan Tommaso”, opera di 
Marsal de Sax dell’anno 1400, l’opera più antica della Cattedrale.





 

Inoltre, sempre in questa sala,
possiamo ammirare la preziosa
scultura in rilievo su legno policromo del 1490,
in stile gotico di borgogña, che rappresenta
L'Assunzione al Cielo della Vergine Maria
con i santi dipinti su un fondo dorato che rappresenta il mondo soprannaturale e divino in cui vivono. 



Passando dalla sala conosciuta come “Libreria dei Borgia”, attraverso un piccolo ponte di legno si accede allo spazio dove si trovava l’antico campanile a pianta quadrata di stile romanico, demolito quando si costruì, nel secolo XIV, l’attuale campanile conosciuto come “Miguelete”; in questo spazio si può vedere ancora parte dei muri del vecchio campanile. Inoltre qui sono esposti vari
reperti archeologici, tra i quali spiccano un gargoil del XIV secolo e il leone dell’evangelista San Marco che si trovava in uno dei quattro angoli di base del tiburio e che fu poi sostituito durante la ristrutturazione neoclassica. Si è recuperata anche la finestra gotica del secolo XV della Cappella di
San Pietro .


Nella sala delle reliquie, è conservata parte del reliquario dei re aragonesi, depositato in questa Cattedrale dal re Alfonso V il Magnanimo (Alfonso d’Aragona) nel 1437. Oltre alla riproduzione fedele del Santo Calice, tra le numerose reliquie spiccano: la grande croce del re Pedro IV il Cerimonioso, l’icona bizantina della Vergine Maria con la sua preziosa cornice, la
spina della corona di Cristo inviata dal re Luigi di Francia. Molto importanti sono anche le due teche che contenevano le reliquie inviate da Roma dal Papa valenziano Callisto III nella metà del XV secolo, una fatta di agata e l’altra di avorio e dente di narvalo, create nel prestigioso laboratorio italiano della famiglia Embriacchi. Un Ostensorio d’argento di grandi dimensioni, del secolo XVIII, vari calici e insegne episcopali (croci pettorali, anelli, bastoni e mitre) che conservano la memoria dei vescovi che hanno presieduto La Cattedrale di Valencia, mostrano l’evoluzione degli stili di queste opere sacre.






Chi lo desidera può scendere nel piano sotterraneo per vedere gli scavi archeologici realizzati durante la ristrutturazione del museo. In mostra ci sono resti di epoca romana, mussulmana e medievale cristiana.

La cattedrale di Valencia conserva quasi duecento libri di musica sacra, scritti e decorati su pergamena, dei quali la metà proviene dal monastero di San Miguel de los Reyes. Nelle vetrine sono in mostra alcune pagine di questi libri di canto liturgico in note gregoriane, insieme ad altri interessanti oggetti artistici e storici. La solidità e la decorazione di questi libri, usati attraverso i secoli, ci mostrano la continuità dei rito liturgico e la dignità che possiede il canto sacro.


Guido Boni






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